Sabato, 20 Aprile 2024

Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Piemontese

Quando le domande e le obiezioni non conoscono la realtà dei fatti

Quante domande, obiezioni e visioni distorte sorgono a proposito dell’operato dei tribunali ecclesiastici anche in questi ultimi tempi, dopo la riforma voluta da Papa Francesco e il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Proviamo a porre qualche punto fermo offrendo nel modo più semplice possibile risposte e chiarimenti.

Il nostro è un tribunale “di frontiera” che da anni ormai lavora per offrire concretamente sinergie pastorali e cerca collaborazioni con le Chiese particolari, con i vescovi, con le università e con gli altri operatori pastorali. Oggi lo fa, in punta di piedi, con un sito dedicato che esiste da tempo come semplice valore di una proposta di servizio informativo, ancor più necessario nella fase di passaggio dal Tribunale Regionale al Tribunale Interdiocesano.

Valenti studiosi su riviste specializzate, sottolineando il fatto che non mancano tribunali che si isolano dal tessuto ecclesiale limitandosi a mettere on line il loro sito, invocano una “vera sinergia pastorale” sia nella formazione degli operatori, sia nella reciproca conoscenza. “Una vera sinergia pastorale potrebbe anche realizzare quei percorsi di accompagnamento che permettano la comprensione del significato della dichiarazione di nullità”. Ma la sinergia evocata va fatta cominciando “dal basso” cioè dagli operatori del tribunale e della pastorale famigliare, per non rimanere ai livelli di una “illuminata lezione” che non va al di là del “si dovrebbe fare così” e senza scadere in uno sterile dualismo che contrappone pastorale e diritto.

Accanto al rischio di un tribunale chiuso in sé stesso e arroccato in un una sorta di autoreferenzialità, ci sembra di poterne scorgere un altro, altrettanto pericoloso, quello di chi, identificate “le periferie”, smarrisce la “sgangherata corriera” che ci porta colà. La "Chiesa in uscita" non è il fine, ma il mezzo per arrivare a tutti i fedeli che versano nel bisogno.

L’immagine da evitare è quella evocata dal card. Giacomo Biffi, la cui sottile ironia ci ha lasciati recentemente. Nel quinto evangelo scriveva:Il Regno dei cieli è simile a un pastore che avendo cento pecore e avendone perdute novantanove, rimprovera l’ultima pecora per la sua scarsità di iniziativa, la caccia via e, chiuso l’ovile, se ne va all’osteria a discutere di pastorizia”.

Questo sito non è un’autodifesa, o una presa di posizione che si cala dall’alto, non è “un prodotto di nicchia”, ma di “frontiera”.

Le informazioni in esso contenute e le domande abbastanza consuete, riprendono alcuni dei luoghi comuni e le conseguenti risposte hanno lo scopo di dare le prime indicazioni generali sull’operato del Tribunale Ecclesiastico, per favorirne la conoscenza e l’opera al servizio del bene spirituale delle persone.

Queste righe e questo sito si rivolgono ai fedeli e in primo luogo a quelli che, laici, presbiteri e religiosi, sono operatori pastorali nei vari ambiti della famiglia e dell’evangelizzazione. Quante idee sul matrimonio e quanti pregiudizi ideologici corrono sulla rete informatica!

Tra le varie domande e risposte che trovate nel sito una è essenziale: “Qual è la visione del matrimonio secondo la Chiesa Cattolica?”.

I documenti del magistero della Chiesa, la teologia, il Catechismo della Chiesa Cattolica e il Codice di diritto canonico descrivono il matrimonio come un patto coniugale con cui un uomo e una donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole. Le sue proprietà essenziali sono l’unità e l’indissolubilità. Tra due battezzati, poi, il patto coniugale è sacramento. Questa realtà matrimoniale sorge dal consenso delle parti, legittimamente manifestato tra un uomo e una donna, giuridicamente abili. Il consenso è l’atto di volontà con cui l’uomo e la donna, con patto irrevocabile, danno e accettano reciprocamente se stessi per costituire il matrimonio. Il patto coniugale, espresso con un valido consenso, è indissolubile. Quando si tratta di un sacramento, cioè di un consenso valido espresso tra due battezzati, nessuna autorità umana può sciogliere questo matrimonio.

Esprime in modo chiaro questa realtà il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1640): «Il vincolo matrimoniale è dunque stabilito da Dio stesso, così che il matrimonio concluso e consumato tra battezzati non può mai essere sciolto. Questo vincolo, che risulta dall’atto umano libero degli sposi e dalla consumazione del matrimonio, è una realtà ormai irrevocabile e dà origine ad un’alleanza garantita dalla fedeltà di Dio. Non è in potere della Chiesa pronunciarsi contro questa disposizione della sapienza divina».

Prassi pastorali di accoglienza e accompagnamento dei fedeli così come il nuovo processo canonico di nullità prevede, non possono prescindere da questo dato di fondo che appartiene alla Rivelazione.

 

Il Vicario Giudiziale